La cherofobia è solitamente una condizione molto cara all’oriente, che nel corso dei secoli presso certe popolazioni e culture ne ha addirittura fatto una virtù.
Detta anche avversione alla felicità, o paura della felicità, è un comportamento che vede una persona evitare a priori ogni esperienza che possa rischiare di esporlo ad emozioni positive e alla gioia.
Tale ritrosia deriva dalla convinzione ben radicata nell’individuo che ad ogni momento di gioia provato seguirà, in maniera certa e ineluttabile, una grande sofferenza o un momento negativo se non addirittura un lutto.
Questo forte pessimismo vede le ipotetiche conseguenze negative della gioia come una sorta di punizione per la felicità provata, creando di fatto un meccanismo difensivo volto a risparmiarsi delusioni e dolori.
Sebbene come detto in precedenza sia un elemento più radicato nelle culture orientali, più remissive e dedite al sacrificio, non ha mancato di attecchire in parte anche a certi precetti della cultura religiosa occidentale.
Solitamente la nostra psicologia occidentale esalta il tratto opposto, ossia una continua ricerca della felicità e della gioia, ma ciò non rende impossibile trovare persone cherofobe anche nel nostro paese, che della gioia di vivere e i piaceri ne ha sempre fatto virtù.
Entrando più nello specifico, vi sono alcuni elementi principali che contraddistinguono la cherofobia.
Il primo è appunto la convinzione che alla gioia seguirà obbligatoriamente la sofferenza a fare da contrappasso.
Il secondo è il credere che la felicità sia capace di rendere le persone cattive.
Il terzo e il quarto elemento, sostengono che tanto esprimere quanto solo ricercare la felicità, sia un male non solo per sé stessi ma anche per gli altri.
Sulla base di questi concetti, uniti magari a personali esperienze che abbiano contribuito a rafforzarli, si fonda dunque la cherofobia.
Uno fra gli esempi forse più evidenti di questo genere di atteggiamento si verifica a seguito della fine di una storia d’amore o della perdita di un compagno di vita.
A seguito del grande dolore provato, si tende a ripromettersi di non voler provare mai più a trovare un partner, per risparmiarsi la sofferenza della separazione, diventando di fatto avversi al concetto di felicità.
Se le cause della cherofobia sono correlate magari a comuni esperienze di insuccesso in campo amoroso, sia nel trovare il partner che nel riuscire a mantenere una relazione duratura, non c’è motivo di abbattersi: è una situazione che coinvolge tantissime persone nella vita.
Vi sono numerose soluzioni dunque prima di scivolare nello sconforto.
Un esempio pratico?
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